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VALORIZZAZIONE DELLE PROFESSIONALITÀ ALTAMENTE SPECIALIZZATE IN AERONAUTICA MILITARE

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Si assiste oggi - in AM e in gran parte del Comparto Difesa - al maxi esodo di personale tecnico e specialista in conseguenza dei sopraggiunti limiti ordinamentali per la pensione, ma non solo!

E’ cosa nota: entro il 2029 gran parte del personale Sottufficiale (arruolato negli anni ‘80) lascerà la Forza armata, lasciando sguarniti aeroporti, hangar, linee volo, reparti manutentivi, palazzi e caserme. Chi rimarrà, si troverà a dover svolgere doppi o tripli turni per portare avanti i necessari ed imprescindibili compiti di istituto.


Ecco, oggi queste persone sono una “vera forza” per l’AM, e rappresentano, oltre che un investimento in termini di risorse e tempo, il vero “core business” sul quale far ruotare la propria azione di “comando e gestione”.

Orbene, il personale militare che accede alle carriere iniziali in Aeronautica Militare, deve necessariamente frequentare una serie complessa e diversificata di corsi e periodi formativi presso le previste scuole nazionali. Tali percorsi prevedono, in base ai ruoli e ai gradi di appartenenza, la frequenza di diverse tipologie di istituti: dalla Scuola Volontari AM di Taranto – passando per la Scuola Specialisti di Caserta e la Scuola Sottufficiali di Viterbo – fino all’Accademia Aeronautica di Pozzuoli.

L’iter formativo, come detto in premessa, è estremamente lungo e prevede una serie di step intermedi necessari affinché la preparazione del personale militare sia sempre al “top” ed in linea con le necessità operative che la Forza armata richiede. Si pensi, ad esempio, al personale navigante, ai controllori della Difesa aerea e del traffico aereo, ai motoristi, agli esperti di armamento e di avionica, a quelli dedicati al munizionamento ed alla “Force Protection”, agli ingegneri, ai Legad, agli operatori sanitari, tutti professionisti ai quali sono affidate grosse incombenze e responsabilità, ad ogni livello e grado di operatività.

Crediamo che, per tutto quello che esprimono queste persone, sia in termini professionali che per gli obblighi derivanti dal giuramento prestato, debbano vedersi realmente riconosciuta la propria expertise, anche per il tramite di gratificazioni economico/stipendiali, di previdenza e welfare dedicati, in linea con quanto accade nel collaterale “mondo civile”. Altrimenti, al rischio/certezza dell’esodo anagrafico (in realtà ci sono già adesso segnali evidenti di ciò), se ne affiancherà uno derivante da un gap troppo accentuato rispetto a situazioni esterne più appaganti economicamente ed anche più comode per la vita propria e dei familiari.  Si pensi, ad esempio, anche al mondo dell’Industria Difesa, alla Leonardo, all’Alenia, dove tecnici aeronautici lavorano in condizioni e stipendi estremamente differenti, se paragonati ai rischi ed alle mansioni che quotidianamente il nostro personale si assume per portare a termine i propri compiti.

Il Legislatore sembra non pienamente consapevole di queste problematiche, tanto da non accorgersi che si fatica anche a reclutare nella Difesa. Laddove in passato c’era una rincorsa ad entrare nelle nostre accademie, garantendo così alla Nazione “la meglio gioventù”, oggi i numeri della selezione faticano a raggiungere livelli soddisfacenti.

Si assiste poi, a distrazioni, scelte o, peggio ancora, sottovalutazioni magari demagogiche, anche nel garantire minimi asset economici che in altri Paesi del mondo assumono valenza stabile e molto importante, in termini finanziari, per specifiche professionalità e che minano non solo l’operatività di uno strumento militare, ma anche la scelta della giusta e migliore leadership (infatti vanno via solitamente anche i migliori). Citiamo, ad esempio, la sentenza della Corte Costituzionale n. 216 dell’11 dicembre 2023 che, in sostanza, ha dichiarato retroattivamente incostituzionale l’art. 1, co. 261 della Legge di Bilancio 2015, la quale abrogava gli incentivi per i piloti militari con lo scopo di dissuaderli dall’assunzione nel mondo dell’aviazione civile (riconoscendo, in sintesi, un “premio fedeltà”, allo scopo di non veder vanificato l’investimento operato e di non perdere potenzialmente preclare capacità acquisite). Oppure, la recente interpretazione “castrante” di norme contrattuali per l’attribuzione dell’indennità di turno per il personale del controllo del traffico aereo (CTA/ATA), che acuisce il senso di malessere tra gli operatori, nonché il concreto rischio di fuga verso il mondo civile: non è servita a molto la lezione ai tempi del Presidente Pertini?

Una vita militare di per sé molto sfidante in termini complessivi, fatta di regole e privazioni di diritti anche costituzionali, unita a paghe basse, previdenza deficitaria (specie per i più giovani), welfare di scarso appeal, continui trasferimenti, una politica alloggiativa e di attenzione al nucleo familiare che lascia fortemente a desiderare, una mancata crescita degli stipendi a fronte di una inflazione nazionale che viaggia ben oltre due cifre percentuali, una indiscriminata e generalizzata impossibilità di poter svolgere eventualmente un secondo impiego (a differenza invece di quanto previsto per il personale medico-sanitario), le costanti rinunce e sacrifici delle famiglie militari (specie per le donne costrette molte volte a licenziarsi per seguire i propri mariti/compagni con le stellette), sono ormai fattori che non si possono più mettere sotto il tappeto, utilizzando frasi ad effetto del tipo: “l’uomo al centro”.

Bisogna, invece, analizzare questi fenomeni e portarli ai tavoli decisionali, soprattutto quelli politici, con delle idee e delle proposte risolutive concrete, perché il tempo delle attese è ormai finito! L’invito è ovviamente rivolto anche ai vertici militari…

In conclusione noi, militari italiani, abbiamo bisogno che lo Stato faccia sentire la propria vicinanza, non solo in presenza di pubbliche manifestazioni, ma anche e soprattutto con azioni concrete tese a valorizzare il nostro costante spirito di sacrificio, la nostra abnegazione e la ferma volontà nell’adempimento del servizio, in linea con gli ideali repubblicani e democratici a Difesa della Patria e dei cittadini tutti. 

Non è solo una questione economica, ma di valorizzazione in termini generali e complessivi.

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