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Riorganizzazione del settore Force Protection in Aeronautica Militare. Modifica della tipologia di turnazione

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Una recente direttiva dello Stato Maggiore Aeronautica ha scatenato non pochi malumori tra il personale “addetto ai lavori”

L’Aeronautica Militare, con un documento a firma d’ordine del Sottocapo, ha di recente provveduto a dettare precise linee guida volte ad aggiornare il quadro dottrinale di riferimento, allo scopo di riorganizzare il settore de quo attraverso la revisione delle direttive in materia.

Tra le varie indicazioni fornite dallo Stato Maggiore agli Alti Comandi della Forza armata, che dovranno tradurre in pratica le indicazioni, spicca, almeno per chi è per legge impegnato nella difesa degli interessi del personale, quella che prevede lo svolgimento dei servizi di Force Protection  con un turno non superiore alle 12 ore (di fatto operando una vera e propria rivoluzione), con la riduzione del “turno operativo” da sempre svolto in AM su base 24 ore.

Questo ha prodotto l’effetto di destabilizzare la maggior parte del personale che svolge proprio le citate mansioni lavorative.

La Forza armata richiama e giustifica questo epocale cambiamento (specie sul fronte turnazioni, peraltro operato in solitaria e senza un opportuno confronto con queste Organizzazioni sindacali), adducendo motivi politico-strategici, funzionali e di conformità alle vigenti disposizioni di legge, in tema di orario di servizio.

Preme però ricordare, a tutti gli attori coinvolti sul tema, un paio di cose sull’orario di servizio che sembrano essere sfuggite o sono state probabilmente ritenute marginali.

In primis, occorre sottolineare che il Decreto Legislativo del 12 maggio 1995, n. 195 (di attuazione dell’art. 2 della legge 6 marzo 1992, n. 216), in materia di procedure per disciplinare i contenuti del rapporto di impiego del personale delle Forze di polizia e delle Forze armate, attribuisce alle organizzazioni sindacali l’argomento della durata dell’orario di lavoro e, in tal modo, riteniamo che un tema così impattante, come quello delle variazioni delle turnazioni, non possa che inevitabilmente riflettersi su di esso.

In secundis, lo Stato Maggiore AM richiama la necessità di “adeguamento del regime di turnazione dei servizi armati alle vigenti disposizioni che disciplinano l’orario di servizio”.

“Probabilmente siamo distratti”, ma non ci risultano intervenute norme di legge o contrattuali che impongano discipline particolari per i servizi; e non riteniamo che, nel frattempo, tutti abbiamo agito (per oltre un trentennio), in un delicatissimo settore quale quello in argomento, in deroga assoluta a disposizioni normative di rango superiore.

Con questa particolare articolazione dei turni h/24, si sono invece contemperate, nel tempo, esigenze operative della Forza armata e del personale. Le prime riguardano le peculiari prerogative dell’Amministrazione connesse alla “capillarità e remota ubicazione” dei propri sedimi operativi; le seconde, quelle di vita familiare dei militari che, non trovando una situazione di welfare ed abitativo adeguato sui siti,  giustificano il pendolarismo degli stessi, il tutto al  fine di garantire un contemperamento ed un sano equilibrio tra esigenze di servizio ed ineludibili necessità familiari e personali.

Per tornare poi alle disposizioni di Legge: la disciplina è ricavabile inizialmente, a conferma della riconduzione della materia in sede contrattuale, nel DPR n. 255/99 e successivi DPR in tema di provvedimenti di concertazione per le Forze armate.

Quest’ultimo, ai commi 3 e 4 recita testualmente:

“3. Dal 1° luglio 1999 al personale impegnato in turni di servizio continuativo che coprano le 24 ore, non si applica quanto previsto dal comma 2.  Le Amministrazioni apporteranno le necessarie stabili modifiche agli assetti organizzativi che portino all’autofinanziamento”.

“4. I servizi armati e non, effettuati oltre il normale orario di lavoro, danno titolo alla concessione del recupero compensativo nella misura pari al tempo di effettivo impegno lavorativo prestato, oltre al recupero della festività o della giornata non lavorativa qualora effettuati nelle predette giornate”.

Ora, sebbene il dimezzamento del turno in parola riduca sensibilmente l’orario effettivo della prestazione lavorativa, con conseguente calo dello stress operativo, d’altro canto collide inevitabilmente e fortemente  con lo stile di vita già sacrificato del personale oggetto di turnazione che, in mancanza di una reale e seria politica alloggiativa per i militari (se ne parla da decenni e per favore non lo si riproponga ora; ci sono norme inattuate per la costruzione di 50.000 alloggi etc, etc) si troverebbe costretto a pendolare con maggior frequenza (con aumento dei costi e dei rischi connessi) anche a centinaia di km di distanza tra il comune di residenza ed il luogo di servizio.

Se poi si desse seguito a tale decisione, senza le necessarie ulteriori riflessioni, ne deriverebbe inevitabilmente un confronto serratissimo nella prossima fase contrattuale, al fine di  definire il computo delle ore notturne, semi-festive e festive (ore  che non potranno essere conteggiate in maniera eguale alle ore diurne), oltre alla necessità di prevedere nuovi ed onerosi strumenti ed istituti economici volti a compensare le citate forme di turnazione, per consentire alla “gente di campare”.

Ad aggravare il già critico quadro di situazione suesposto è, ci sia consentito dirlo, anche la nota carenza di operatori di Force Protection, che sarebbe altresì aggravata proprio dall’inevitabile aumento delle turnazioni, conseguente all’introduzione del turno h/12.

Occorre, quindi, necessariamente trovare una soluzione condivisa, tesa a coniugare le fondamentali necessità operative di Forza armata, con le ineludibili necessità personali e familiari, logistiche, economiche e psico-fisiche del personale militare, che non deve essere ingiustamente danneggiato.

In conclusione, auspichiamo che si ricorra sin da subito, in attesa di un confronto in sede interna o interforze ovvero politico-istituzionale, a lasciare ampi margini di azione ai Comandanti di corpo degli enti AM i quali, a seconda della posizione geografica dell’ente, della presenza o meno di adeguati trasporti pubblici, del tasso di pendolarismo del personale preposto ai servizi armati e del quadro alloggiativo presente presso il sedime interessato, possano  proporre di mantenere i servizi armati su una articolazione h/24.

Tale decisione avrebbe il pregio di aprire un fruttuoso dialogo con le Organizzazioni sindacali e, di certo, diminuirebbe il malumore tra il personale. Allo stesso tempo, non costringerebbe la scrivente a sollevare la questione in altre sedi mantenendo, tra l’altro, sempre alta l’efficienza dei servizi armati in ogni ente, così come avviene da oltre trent’anni.

Noi ci siamo e ci saremo, in maniera seria e collaborativa, rimanendo sempre vigli sul tema e mantenendo assolutamente alta l’attenzione in favore di tutti gli uomini e donne in azzurro.

Leggi la lettera indirizzata al Capo di SMA

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